giovedì, novembre 02, 2006

…quindi partiamo ed andiamo su al podere di C. Poche battute e dal finestrino un paesaggio pigro, grigio e sonnacchioso che si dipana tra tornanti e poche, rade case… In pochi minuti siamo lì e il nostro primo compito è quello di svegliare C. A., S. e Q. che erano lì dalla sera prima con il buon proposito di iniziare presto i preparativi il mattino successivo, ma che non hanno resistito alla tentazione di fare bisboccia fino a cadere esanimi su sedie e divano fino al nostro arrivo. T, con la sua vena da maschiaccio mai sopita, li sveglia bruscamente ad urla; i poveretti ci mettono un po’ a riprendere conoscenza, ma alla fine in qualche modo ce la fanno. Senza perdere tempo, intanto, L, CR e T cominciano a preparare da mangiare, io da buon pigro li lascio fare e scambio qualche battuta con gli altri: tutto però rimane superficiale, un incontro tra niente di più di buoni conoscenti, ma tuttavia ha una sua vena di divertimento, piacevole, che ti scalda e ti fa’ stare non dico bene, ma almeno abbastanza a tuo agio. Mentre si parla, si ride, si fa’ casino, il paesaggio, tutto il meraviglioso ambiante che mi circonda, comincia a penetrarmi nella carne e nelle ossa trasmettendomi a poco a poco tutto se’ stesso… L’odore delle foglie, dell’erba, degli alberi si mescolano a quello della carne e della verdura in cottura, ma anche ai volti, alle espressioni, alle voci, ai movimenti degli altri un una specie di indecifrabile miscela… Dio quanto vorrei potervi trasmettere queste sensazioni, non come le sento ora, lontane e sfocate, ma come le ho sentite allora… Dio, come vorrei poterle trasmettere attraverso i miei quadri…