Ormai i ricordi sono già appassiti come fiori da troppo tempo lasciati in un vaso appoggiati ai bordi a guardare pigramente ciò che li circonda; tuttavia proviamo lo stesso a raccontare sperando che ciò serva a rianimare almeno in parte questi fiori…
Dunque, vengo svegliato dal solito sgradevole bip bip della mia odiata ma necessaria sveglia: è con me da quando ho perso i genitori, circa 5 anni; prima avevo la mamma-sveglia a cui bastava dire a che ora farmi alzare e, in un modo o nell’altro, con le buone o con le cattive, ero sempre certo che alla tal ora sarei stato sveglio. Il surrogato in plastica, ingranaggi e silicio che ho ora vestito con un sobrio abito grigio nero su cui spicca, ma discretamente un tenue colletto blu riesce comunque a farsi rispettare: ogni mattina con il suo occhio vigile alle 5 in punto si apre e suona il suo motivetto preferito e fastidiosissimo prima in maniera tenue come a cercare di chiamarti dolcemente; poi, visto che di solito io faccio finta di nulla, alza il tono della voce che diventa così sempre più sgradevole fino a culminare in un continuo e stridulo richiamo ai doveri della giornata: a quel punto non posso che ubbidirmi e alzarmi. Ma questa volta è domenica, questa volta sono le 9:30 del mattino: per quale diavolo di motivo ho puntato la sveglia?
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