venerdì, novembre 21, 2008

[...] Vennero chiuse le finestre nella sua camera da letto. Nella notte, non poteva dormire, ma intorno a lui dormivano tutti quelli che avrebbero dovuto sorvegliarlo. L'imperatore, nella sua lunga camicia da notte, scese dal letto e, piano piano, per non svegliare nessuno, aprì un vetro della finestra. Rimase un momento là fermo, a respirare l'aria fresca di quella notte d'autunno e a guardare le stelle nel cielo di un profondo azzurro a i bivacchi rossigni dei soldati. Aveva letto una volta un libro che parlava di lui e nel quale c'era questa frase: 'Francesco Giuseppe I non è un romantico'. 'Scrivono di me', pensò il vecchio, ' che non sono un romantico. Ma io amo i bivacchi'. Avrebbe voluto essere un tenente qualunque e giovane. 'Non sono affatto romantico, 'pensò, 'ma vorrei essere giovane! Se non sbaglio', continuò a pensare l'imperatore, 'avevo diciotto anni quando salii al trono.' 'Quando salii al trono...': la frase gli parve molto ardita; in quell'ora gli era gravoso ritenere se stesso un imperatore. Certo! C'era scritto nel libro che gli avevano inviato con una delle solite rispettose dediche. Era senza dubbio Francesco Giuseppe I! Fuori della finestra di stendeva la volta infinita, azzurra e stellata della notte. Il paesaggio era ampio e piano. Gli avevano detto che quella finestra guardava verso nord-est. Si guardava dunque verso la Russia. Ma i confini, naturalmente, erano irriconoscibili. E l'imperatore Francesco Giuseppe avrebbe veduto volentieri in quel momento i confini del suo regno! Sorrise. La notte era azzurra e rotonda e ampia e piena di stelle. L'imperatore stava alla finestra magro e vecchio, in una bianca camicia da notte, e appariva a se stesso molto minuscolo in confronto alla notte incommensurabile.

Francesco Giuseppe - J. Roth