Sabato mattina scorso ho fatto un salto nel comune del paesello per andare a ritirare il mio congedo, mentre tornavo a casa ho incontrato il mio vecchio maestro delle elementari e mi sono fermato un secondo a salutarlo… Mi è venuto da pensare come sia diversa oggi la scuola da quando l’ho frequentata io… oggi se fai scrivere ad un alunno che si comporta da bullo “Io sono un deficiente” ti denunciano per danni psicologici irreversibili all’io percepito che sfoceranno sicuramente un una progressiva distruzione della personalità e nello sviluppo di comportamenti paranoico-schizzofrenici che si sublimeranno in un omicidio di massa in età adulta… Invece quando ero piccolo io e a scuola ti comportavi male… semplicemente volavano ceffoni e bacchettate a iosa… Io non sono per la violenza, ma capisco quel povero maestro che doveva tenere una classe di 23 bambini scatenati e doveva insegnare loro qualcosa… doveva usare un metodo “sicuro” per ottenere questi scopi e il suo metodo, accettato ed approvato da tutti i genitori, era l’imposizione di una disciplina ferrea (forse perché era e credo sia ancora un po’ fascistello)… Disciplina che otteneva con i suoi profondi e sonori richiami vocali che rimbombavano anche nelle aule vicine, disciplina e ordine nella gestione dei nostri quaderni e dei nostri compiti che otteneva a suon di sberle: da che mi ricordi io, nessuno si è mai azzardato a non fare i compiti …
Io sinceramente non so dire quanti danni psicologici abbia creato in me e nei miei compagni questo modo di gestire una classe, ma ho avuto ed ho una profonda stima di quel maestro che mi ha insegnato il rispetto delle regole e lo annovero nella mia personale lista dei “buoni maestri” assieme alla professoressa di lettere che ho avuto in seconda media, che a suo tempo ho odiato per la mole di compiti che mi dava, ma che ho finito per rispettare perché mi ha insegnato a impegnarmi e a lavorare sodo…
C’è poi il mio professore di lettere e storia hippy e comunista delle superiori il cui unico rimpianto era, cito testualmente, che “ahimè, quando ero giovane io la droga costava troppo”… ma che, credo, si sia rifatto dopo… A lui devo l’aver capito che la storia va’ studiata in maniera critica, non come semplice elenco di nomi e date, a lui devo l’aver imparato che anche i tanto odiati temi possono essere belli da scrivere se si ha abbastanza tempo per farlo per strutturarli e plasmarli come si deve quasi fossero la ricetta per un dolce: difatti i titoli dei temi in classe ce li dava la settimana prima così avevamo il tempo di pensarci su bene… Un altro dei miei buoni maestri è stato il professore di elettronica delle superiori che mi ha fatto amare la materia tanto da conseguire una laurea e un dottorato; quel professore dall’aria a volte stralunata da tipico ingegnere che ci spiegava la materia in maniera quadrata, sistematica e precisa tranne quando azzardava strampalati e insensati discorsi per chiarirci un concetto che neanche Trapattoni avrebbe concepito, come quella volta che, per spiegarci un circuito esordì dicendo: “[…] vedete ragazzi, è come se Cappuccetto Rosso andasse al cinema e poi il cinema c’è o non c’è…”
Altro buon maestro è stato il professore di automazione delle superiori, che credo di non aver odiato solo io in tutta la scuola… A lui il merito di aver tentato di insegnarmi a non prendere sempre ciò che c’è scritto sui libri di testo come oro colato, ma ad essere critico e ad avere la giusta “ignoranza” (nel senso romagnolo del termina) nell’affrontare i problemi… a lui va’ inoltre il grande merito di essere stato l’unico tra gli altri professori, amici e familiari, ad avere intuito in me un disagio latente con cui avrei fatto i conti qualche anno più tardi… ha provato ad aiutarmi, ma non ci è riuscito così me la sono dovuta cavare da solo… grazie a lui avrei potuto cominciare prima a riparare ai miei problemi…
C’è ancora la mia rigidissima professoressa di matematica, sempre delle superiori: a lei il merito di aver inculcato in questo cervello da scoppiato un minimo seme di ragionamento analitico…
Anche all’università ho avuto dei buoni, maestri e, magari, un giorno ne parlerò, ma quelli che ho conosciuto fino alla fine dell’adolescenza sono stati quelli che mi hanno dato di più… per loro si può dire che mai fu più vera la frase: “Fai l’insegnate e toccherai una vita per sempre” …
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