Questo invece è il terzo ed ultimo post inedito: è stato scritto poche ore dopo il precedente e tenta una interpretazione del mio comportamento (della serie “Freud a me mi fa’ una sega!”).
Oggi più del solito, più degli ultimi giorni, più di molte altre volte e troppo spesso ultimamente, il mio cervello si rifiuta di lavorare, di funzionare, di costruire il benché minimo pensiero costruttivamente orientato alla produzione di qualcosa di utile. E’ come se avessi la mente dispersa, confusa, annebbiata, ovattata, disorientata e l’unica cosa che riesco a fare e scrivere e scrivere come un vomito di parole continuo che il pensiero non riesce più a trattenere, mentre tento inutilmente di analizzare la situazione me stesso e tutto l’universo che gira. Sono ancora scosso da ieri sera nonostante, apparentemente, l’atteggiamento di Z sia stato molto indulgente e si sia dimostrata comprensiva. E’ che vorrei, ma non riesco, trovare la chiave di lettura del mio comportamento e delle sue reazioni. Pensa, maledizione, pensa, pensa a perché le hai rinnovato l’invito ad andare a ballare latino appena vista ieri: perché lei me lo aveva ricordato, mi aveva ricordato che glielo avevo detto giorni prima e poi invitata senza considerare il fatto che poi avrei potuto cambiare idea come spesso, ad esempio, faceva Roby. Me lo aveva ricordato e non mi sentivo di dirle: “No, non venire, ho cambiato idea, voglio andarci da solo, perché ho voglia di stare un po’ solo con me stesso, sono troppo abituato a stare da solo per privarmi di questa cosa così di punto in bianco anche se uscire con te rappresenta un novità certe volte piacevole perché mi diverto come quella volta al Pineta, che è rimasta in assoluto la migliore, e certe volte meno come quando siamo andati al cinema e facevo fatica a mettere insieme due parole. Voglio un attimo distrarmi vedendo altre persone o anche stando semplicemente con loro mentre mi estraneo nei miei pensieri”. Sarebbe certo stata la cosa migliore e credo che lo avrebbe apprezzato anche lei senza risentirne visto il suo carattere forte e la sua spessa corazza costruita con non riesco ad immaginare quali esperienze. Ma la mia ipocrisia o senso della vergogna o timore o che dir si voglia me lo ha impedito così le ho confermato l’invito. Ma questo sarebbe stato niente, avrei potuto tranquillamente usare come scusa al mio muso i miei momenti di alienazione: tanto li ha anche lei ogni tanto. Ed invece no, il sms di X ha innescato il caos: scusa idiota scattata subito come un grilletto; ma cosa mi è preso… davvero non lo so: forse la prospettiva di potermene tirare fuori elegantemente, forse la troppa paura di farmi vedere da persone che conosco in sua compagnia come a sancire un qualche tipo di rapporto il che mi ha ricordato quando in passato rapporti appena iniziati siano svaniti subito dopo che altri ne erano venuti a conoscenza una volta senza che io potessi farci nulla e l’altra a causa della mia gelosia che non sapevo controllare: forse per evitare di essere geloso ho cercato di sganciarmi? No… non è così… è che vedere un sms da X mi ha fatto venire in mente X e Y e non volevo perdermi la loro compagnia, ma al contempo vedevo Z come un intralcio al godimento di questo evento, come un sancire a Y, l’amica di X che non è male sia di fisico sia di carattere che avevo un altro filarino quando invece volevo risultare a tutte le mie potenziali partner libero e disponibile: sì, alla fine era questo il motivo, abietto lo so, che mi ha spinto a tirare fuori la scusa dell’amico bisognoso.
Ma subito dopo la scusa, il volto di Z, il suo laconico commento “Come cambi idea in fretta tu” e quello sguardo obliquo, come di chi sa è non dice perché non ce ne è bisogno visto che la controparte lo ha già capito di essere stata smascherata, mi spingono alla fuga, fuga piena di rimorsi ancora più grandi perché pensi alle sue parole passate: “no ho mai conosciuto gente vera, sincera, alla fine tutti si inventavano balle” e allora, per tentare di recuperare quel briciolo di dignità che ti consenta di guardarti ancora allo specchio la folle, precipitosa, ma ai miei occhi nobile decisione: dietro front e le dico la realtà. Ma nessun amico, solo amiche… a cui aggiungo paura di ingelosirla un po’ perché sul momento credevo fosse questo uno dei miei sentimenti, un po’ perché volevo farmi sembrare meno colpevole, un po’ perché faccio ancora fatica in questo momento ad analizzare freddamente la cosa, figurati ieri sera.
E dopo lei che marziale e decisa mi porta nell’altra stanza ed inizia uno dei suoi discorsi diretti che spesso non riesco a seguire fino in fondo e a cui mi sottopongo piccolo piccolo, a cui cerco timidamente di replicare con la paura che si ingelosisse, con la paura che rimanesse a fare la tappezzeria in sala da ballo e con un monte di altre scuse idiote. E poi lei che sbotta con il “vuoi scopare o no” e li la crisi, il completo black out: cerco di essere più sincero possibile prima a me stesso più che lei: la devo conoscere, devo capire bene, ho avuto pessime esperienze in passato e sono stato male. E lei che ribatte che anche lei ha avuto i suoi problemi con analisti e altro ed io: colgo la parola analista, psichiatra, psicologo e allora, ne ho la conferma: è molto simile a me, allora mi posso aprire di più nella speranza che forse riesca a capirmi di più: e allora anche io inizio a tirare fuori i miei problemi, il mio psichiatra e la mia psicologa e poi, come scudo e prova di ciò mostro le mie cicatrici. Ed allora lei inizia l’accusa agli psichiatri, lo sprone a non sentirmi inferiore a stare nel sociale, mi ricorda gli amici e, come, non so dirlo neanche io, tutto si sgonfia rapido come un palloncino, come un temporale estivo tanto violento è improvviso nell’apparire che nello scomparire: di nuovo tutto è come prima, e si balla e si scherza e si fuma una sigaretta, e poi a prendere il caffè e a parlare di cosa si fa’ a Natale, di organizzare qualcosa, di mettersi d’accordo. La si accompagna a casa e poi si va’ a ballare e di nuovo si balla e si scherza e dopo si torna a casa: ci vediamo domani e poi dopo il corso si fa’ una passeggiata e ci si scambia dei bacetti sulle guance. E tutto sembra surreale, onirico tanto che oggi mi aspetto di svegliarmi dal sogno o di verificare che è tutto vero: oggi nessuna mail o sms da lei, ma stasera ci sarà? E sarà ancora tutto come prima? Quali strane creature solo le donne e quali abietti essere siamo talvolta noi maschi, o almeno il sottoscritto… Un altro vomito è andato, il pensiero sta un poco meglio e se alla fine il fisico non avrà la sua soddisfazione sessuale, si può sempre pagare per averla o, meglio ancora, si può sempre mettere fine al corpo per liberare la mente che, non dovendo più gestirlo, forse poi starà meglio, sicuramente sarà però più tranquilla… Ad ogni modo comunque vada tra un giorno, una settimana, un mese, un anno starò comunque bene:
Cosa vuoi che sia,
passata tutto quanto,
basta un po’ di tempo
e ci riderai su.
Cosa vuoi che sia,
ci sei solo dentro,
pagati il tuo conto
e pensaci tu.
Chi ama meno
è meno fragile,
tutti dicono così. (forse basta solo scollegare le sensazioni, le emozioni e i sentimenti e tutto poi andrà bene)
…
1 Comments:
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