lunedì, febbraio 11, 2008

Questo fine settimana è stato veramente veramente soft: non sono andato a ballare né venerdì né sabato, ho bevuto solamente un spritz e fumato solo un paio di sigarette… mi sono dedicato un po’ alla riflessione (che novità) e un po’ alla pianificazione dell’itinerario delle ferie di maggio (non vedo l’ora…). Ieri, aperitivo al Kartika con annesse due chiacchere con X e il suo moroso… Oggi è per l’appunto di quello che potremmo orami definire un vero e proprio, l’aperitivo, ciò di cui vorrei parlare…
Il mio primo contatto con questa, diciamo così, usanza, risale al 2002 a Bologna con Simpatia. Ricordo che quella prima volta in cui lei mi invitò per questo fantomatico evento non avevo la più pallida idea di cosa fosse e di come funzionasse… il mio primo aperitivo è stato una birra media… e, a pensarci bene, è stato anche uno dei miei primi contatti con gli alcolici (chi l’avrebbe detto che in capo a 6 anni sarei arrivato a tracannare whisky come se fosse acqua fresca)… devo dire però che questa cosa di prendere da bere e poi avere un buffet da cui spiluccare mi è piaciuta subito… da quella prima volta tanto tempo e passato, tanti aperitivi ho provato in diversi locali, in diversi posti ed in diversi giorni della settimana, ma nonostante questo c’è ancora una cosa che mi stupisce ad ogni aperitivo cui vado a che mi lascia sempre basito… mi riferisco al risvegliarsi dell’istinto di sopravvivenza che si verifica nelle persone. E’ incredibile, quasi grottesco, vedere come l’arrivo nel buffet di minestre calde o fredde, piuttosto che pizza o tramezzini invece di patatine fritte o piadina con affettati scateni una sorta di follia collettiva che spinge tutti, giovani e meno giovani, uomini e donne, eterosessuali, omosessuali e bisessuali ad avventarsi come uno sciame di cavallette su qualunque cosa sia vagamente commestibile. E’ proprio il caso di dire che “ho visto cose che voi umani neanche potete immaginare”: c’è quello che, forte della sua stazza si pianta lì e porta via l’intero vassoio di tramezzini che tanto prova a dirgli qualcosa che nel vassoio ci finisci anche tu… viceversa c’è quello piccolo e smilzo che come una faina attende, in disparte, in agguato, e quando arriva del cibo si divincola sinuoso come un’anguilla nella ressa arrivando con la manina sul tavolo a prendere ciò che riesce, anche fregandolo dal piatto degli altri quando non vedono… per evitare di essere impacciato nei movimenti non prende neanche il piattino in cui mettere la roba, se la ficca diritta in bocca così risparmia pure tempo… C’è l’eroe di tutti i giorni che si mette pazientemente in fila nella ressa e quando arriva… si sono già spazzolati tutto e gli viene una crisi di nervi… C’è lo spazzino, troppo pigro per intrufolarsi o fare a botte per un crostino, ma pur sempre intenzionato a non tornare a casa ancora affamato che sfrutta quel momento, tra quando la ressa è momentaneamente scemata e quando stanno per portare altro cibo per fare un’incursione e cibarsi del resti, dei rimasugli, lasciati sui vassoi che nessuno ha voluto: quel crostino di solo pane, quella patatina secca secca, quella fetta di piadina senza prosciutto, quella fetta di torta salta sbriciolata… questi animali spazzini sono fondamentali per l’ecosistema dell’aperitivo perché stimolano la produzione di nuovo cibo da parte del gestore del locale che teme che finiti i rimasugli questi comincino a sgranocchiargli il bancone… Una categoria a parte sono le donne, specie negli aperitivi domenicali… personalmente mi sono convinto che le donne sono, di solito, a dieta da lunedì e sabato mentre la domenica si abbandonano ai piaceri dell’aperitivo in questo avvantaggiate dal loro status di esseri che vanno corteggiati… è ai limiti del penoso vedere branchi di maschi famelici che si scansano tipo acque del mar Rosso al comando di Mosè quando incrociano due occhioni languidi di signorina che chiedono strada… roba che se uno trovasse il modo di replicarla sul grande raccordo gli darebbero il premio Nobel per la fine degli ingorghi sulla Terra!! Attenzione però che dietro quegli occhioni spesso si nascondo degli esseri famelici e senza scrupoli forgiati da 6 giorni di dieta… questo lo si nota quando due o più donne si trovano a competere per il cibo: allora perdono ogni parvenza di civetteria atta ad abbindolare il maschio, gettano la maschera e si scannano per ogni singolo pezzetto di cibo… in particolare è davvero inquietante vederle sbadilare chili e chili di minestre su dei piattini microscopici e riempirli a tal punto che questi piatti sviluppano un proprio campo gravitazionale… Ti si gela il sangue nelle vene vedendo gli sguardi assassini che si lanciano l’una con l’altra nella lotta all’ultimo fusillo… Decisamente, secondo me, l’aperitivo, in quanto moderno rito tribale sarebbe degno di una maggiore attenzione da parte dell’antropologia… voi che ne dite?