venerdì, novembre 24, 2006

E’ un gioco che mi piace fare a volte di scrivere ciò che passa per la mente senza pensarci troppo, senza a volte neanche mettere la punteggiatura. Un gioco che si risolve come un nodo che si apre e scioglie tutte le sensazioni intorpidite e le lascia libere di stiracchiarsi, di rilassarsi e di riposarsi anche piangendo se è necessario. E capita così che sollevato dalla luce brillante e gelida del sole di novembre il pensiero riparta e guardi se’ e guardi dentro se’ e si giudichi e si imponga dei limiti, dei paletti che poi sistematicamente oltrepassa solo per gioire di un bel sogno ad occhi parti che troppo spesso è diventato malinconia e sconforto e delusione dopo, alla prova della realtà. E il pensiero lo sa ed in una continua lotta con se’ stesso cerca altri oggetti, altre cose altre persone su cui concentrarsi sperando così di sublimare su larga scala tutta questa energia e voglia di serenità perché su tante cose non tutte possono dare le stesse delusioni e non tutte possono darne… E’ solo un disperato tentativo di mitigare un dolore che si aspetta, perché ha troppa paura di aspettarsi felicità, perché troppe poche volte è successo e perché la delusione derivata da un solo oggetto è stata molto e molto più cocente di tante suddivise. Scorrendo queste parole si ricorda di quel lontano messaggio trovato su un banco: di apprezzamento, di comprensione e si dispiace di non averne mai incontrato l’autore. Si vuole sfogare in qualche modo il pensiero e allora scrive, scrive tutto ciò che vuole per buttare fuori con le parole anche l’energia in eccesso, per stancarsi, per farsi venire sonno, per stordirsi finché stremato qualsiasi movimento gli sarà impossibile ed allora potrà rispettare i suoi paletti. Spera il pensiero che questa onda anomala tanto bella e tanto orrenda che cerca sempre di scansare, perché non esiste ragione sufficiente per cui lui debba soffrire in così intensa maniera, passi subito, passi silenziosa passi e basta perché tanto più ci si trova in mezzo e tanto più sentirà male quando finirà. Si sforza, ci prova come può a resisterle ma come fare, su cosa, su come, su chi concentrasi, tutto è assorbito in maniera esclusiva e rimane solo quest’onda che fa’ ciò che vuole mentre tutto il resto che prima voleva vociante la sua parte e si faceva ben sentire ora è muto a guardare un tale possente evento…
Magari è solo mancanza di auto stima, magari è altro, ma come posso affrontarlo...